La tela delle emozioni
Tristezza o depressione?
Noi tutti siamo costantemente immersi in una vasta gamma di emozioni. Dalle pennellate vivaci e brillanti della gioia, della tenerezza e della gratitudine, alle sfumature più cupe proprie di tristezza e noia, malinconia e sconforto. Sebbene spesso le classifichiamo in modo binario come “positive” o “negative”, in realtà, tutte le emozioni sono positive. Ogni pennellata contribuisce infatti a formare il quadro unico della nostra esistenza, aggiungendo profondità e contrasto alla tela. Questo aspetto richiede però un’analisi più approfondita, che verrà esplorata in un altro articolo. Oggi l’obiettivo è infatti un altro. Vorrei concentrami su alcune delle sfumature spesso vissute come più cupe, cercando di comprendere meglio le loro tonalità e differenziarle dalla depressione. Considerate per un istante la frequenza con cui ci riferiamo ai nostri momenti di difficoltà dicendo di “sentirci depressi“. Senza sminuire la complessità di tali momenti, l’uso di questo termine in maniera generica è improprio, poiché tende a diventare un’etichetta comune per descrivere qualsiasi stato di malessere. Questa generalizzazione, inoltre, può ridurre la comprensione dell’esperienza di chi effettivamente lotta con la depressione, portando a fraintendimenti o addirittura a sottovalutarne la battaglia interiore.
È importante, quindi, distinguere alcune emozioni dolorose dalla condizione clinica della depressione.
In questa sede mi limiterò a prendere in considerazione solo alcune emozioni “scomode” quali la tristezza, la malinconia, la noia e lo sconforto. Una sensazione comune, che sperimentiamo spesso, è la tristezza, un’emozione umana universale, caratterizzata da una caduta generale di energia e dello stato d’animo. Quando siamo tristi possiamo perdere l’appetito, il desiderio, lo slancio. Non tutte le persone provano tristezza per gli stessi motivi: alcuni si rattristano di fronte ad una delusione, altri quando perdono qualcosa di importante, altri ancora in reazione ad eventi stressanti, a cambiamenti impattanti o a sfide della vita. La tristezza è una sensazione temporanea che, sebbene possa essere dolorosa, tende a diminuire nel tempo.
Ad essere invece descritta come una forma di tristezza delicata e sentimentale, intrisa di ricordi del passato o di una profonda mancanza per qualcosa che è stato perso, è la malinconia. In questa sensazione i colori della tristezza si mescolano a quelli della tenerezza, in un connubio d’intensa nostalgia. Il malinconico trae un certo piacere dalla malinconia stessa, trovando un senso di consolazione nell’abbandonarsi a questa emozione, senza cercare altro. Tuttavia, quando questo piacere svanisce, la noia può prendere il sopravvento. La noia, comunemente definita anche come “tedio”, è una sensazione di svogliatezza, un amalgama di fastidio e stanchezza che si manifesta quando ci sentiamo privi di stimoli, d’interesse per le attività a nostra disposizione, o quando ciò che stiamo facendo non ci soddisfa appieno. Questa sensazione può essere associata ad una mancanza di scopo o di sfide nella vita quotidiana.
Diversamente, sperimentiamo sconforto quando perdiamo la motivazione, quando iniziamo a provare stanchezza e ciò che facciamo non ci sembra più così semplice. Immaginate una persona in un bosco desiderosa di tornare a casa. Questa inizia a seguire un sentiero, ma si rende conto che non è quello giusto. Torna quindi al punto di partenza. Prova un secondo sentiero, che si rivela altrettanto errato. Persiste, tenta nuovamente, ma sbaglia ancora. Giunta al quarto tentativo, questa persona inizia a sentirsi stanca e scoraggiata. Ecco che lo sconforto fa capolino.
Secondo i criteri condivisi dalla comunità scientifica, la diagnosi di depressione richiede l’osservazione di una serie di cambiamenti che persistono quasi quotidianamente per almeno due settimane. Almeno uno di questi mutamenti deve riguardare “l’umore depresso” oppure la perdita d’interesse o piacere. In questa condizione, l’umore tende infatti ad essere generalmente triste e scoraggiato, sebbene in alcuni casi possa manifestarsi come irritabilità, specialmente tra i più giovani. La perdita d’interesse implica invece una mancanza di piacere nello svolgere attività che un tempo erano considerate gratificanti. Affinché la diagnosi di depressione possa essere formulata, uno di questi due aspetti deve essere accompagnato da una serie di altri cambiamenti. Qui di seguito si presenta un breve riepilogo delle più comuni; si noti che è necessario sperimentare alcune di queste, ma che non necessariamente devono essere tutte presenti.
Un aspetto che può subire dei cambiamenti è quello dell’appetito che può aumentare in maniera considerevole, così come diminuire in modo altrettanto impattante, con conseguenti modifiche significative nel peso. Anche il sonno può subire delle variazioni importanti, nei termini di una difficoltà a dormire, così come di un dormire eccessivo. Possono essere presenti cambiamenti psicomotori, quali l’agitazione (ad esempio l’incapacità a stare fermi) od il rallentamento (ad esempio, rallentamento del linguaggio, del pensiero e dei movimenti corporei). Anche la diminuzione di energia, la stanchezza e l’affaticamento sono comuni; spesso anche i compiti più piccoli sembrano richiedere un impegno considerevole. Possono inoltre verificarsi delle difficoltà di concentrazione: molti riferiscono una capacità compromessa di pensare, concentrarsi o prendere decisioni. Nella depressione possono poi manifestarsi sensazioni di inutilità o colpa eccessiva, nonché pensieri inerenti alla morte.
In conclusione, parlando di emozioni, è importante tenere a mente che ogni tratto, anche il più scuro, porta con sé un messaggio prezioso, un’opportunità per comprendere meglio noi stessi e per crescere. Cogliere queste sfumature cupe, accoglierle ed imparare da esse può rivelarsi un percorso arduo, ma inevitabilmente gratificante, poiché guida verso una consapevolezza più profonda.
È essenziale riconoscere che questi tratti scuri, seppur importanti, sono differenti dalla depressione, una condizione clinica complessa, che richiede attenzione ed intervento professionale e non dovrebbe mai essere trascurata o minimizzata. Il primo passo per superare qualsiasi battaglia emotiva è la consapevolezza, e la volontà di chiedere aiuto e supporto, da parte di amici, familiari e professionisti, è centrale. È importante tenere a mente che, come un artista abbraccia la tela bianca con coraggio e pazienza, possiamo trasformare le tenebre della nostra esperienza in tocchi di speranza, dipingendo un capolavoro di resilienza e rinascita.
Riferimenti bibliografici
Emozionario. Dimmi cosa senti (2015). Cristina Núñez Pereira e Rafael R. Valcárcel. Nord-Sud edizioni
Manuale diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, Quinta edizione (DSM-5). American Psychiatric Association (2013), trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2014.
Foto di Tetiana SHYSHKINA su Unsplash